Pisa, 3 luglio 2025 – La battaglia per garantire la copertura dell’assistenza pediatrica in tutto il territorio regionale che sta portando avanti l’Associazione L’Albero delle Famiglie, è una causa giusta, doverosa e assolutamente condivisibile. Rappresenta un elemento imprescindibile di equità sociale che non può che essere appoggiata.
Per raggiungere questo obiettivo, ritengo fondamentale sostenere la proposta avanzata dal comitato promotore, che prevede la costituzione, in ogni zona-distretto della Toscana, di gruppi di intervento di medici che dovranno prendere in carico le aree rimaste scoperte, anche temporaneamente, dall’assistenza pediatrica territoriale.
A tale fine, ho proposto che i medici specializzandi in Pediatria medica debbano svolgere due stage obbligatori di tre mesi ciascuno – uno al primo anno e uno al terzo anno di formazione – proprio all’interno di questi ‘gruppi di intervento’. Questo permetterebbe, al tempo stesso, di garantire la copertura del servizio e di assicurare una formazione concreta e sul campo ai futuri pediatri.
Ho quindi proposto alla Regione Toscana di promuovere un Protocollo di intesa con i Rettori delle Università di Firenze, Pisa e Siena, avente la finalità di programmare e definire le linee di indirizzo per la rotazione di tutti i medici specializzandi da effettuarsi nei ‘gruppi d’intervento’.
A mio giudizio il Protocollo dovrà prevedere – sentiti i Direttori ed i Consigli delle Scuole di Specializzazione – le modalità con le quali inserire nel programma formativo degli Specializzandi, un periodo da spendere presso i ‘gruppi d’intervento’. Inoltre, dovrà promuovere, qualora non esistessero, convezioni con le ASL e con le Aziende Ospedaliero Universitarie finalizzate alla possibilità di far eseguire ai propri specializzandi una rotazione nei gruppi d’intervento. Così come nel Protocollo dovranno essere affrontate e regolate le modalità inerenti la copertura assicurativa per la responsabilità professionale dei medici specializzandi.
Garantire l’assistenza pediatrica su tutto il territorio regionale, soprattutto nelle aree più periferiche, non è una gentile concessione: è un dovere morale e istituzionale. Ed è nostro compito costruire soluzioni concrete, credibili e strutturate per non lasciare nessuna famiglia sola.